Dal GDPR al valore dei dati e delle informazioni

09 giugno 2021Ultimo aggiornamento 11 dicembre 2024
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Parliamo di dati personali e di informazioni. Siamo sicuri che sia vero quello che ci stiamo raccontando: cioè che i dati personali - le informazioni - hanno un valore? Siamo capaci di capire quanto valgono? 


Per dare valore alle informazioni abbiamo bisogno di strumenti digitali avanzati, come l’Intelligenza Artificiale: ma questi strumenti come si compenetrano con il GDPR?
Come sempre, io parto dalle domande (e dal Regolamento). Chi mi conosce, lo sa.

E queste stesse domande le ho poste nel corso della prima giornata del PRIVACY LAB DAY 2021 al Professor Francesco Pizzetti,  Ordinario di Diritto costituzionale e Presidente dell’Autorità Garante per la Privacy dal 18 aprile 2005 al giugno 2012.  Sul tema, il Professor Pizzetti ha da poco pubblicato un libro Protezione dei dati personali in Italia tra GDPR e codice novellato, edito da Giappichelli.
 

Il valore dei dati non è solo una questione di diritti fondamentali da tutelare

Andrea Chiozzi: Finora si è parlato di dati personali nel senso di dati da tutelare per garantire i diritti degli interessati. Ma è ancora così, o meglio, è solo così? La protezione dei dati e il valore dei dati riguardano solo i diritti delle persone o c’è qualcosa di più? E se c’è qualcosa di più, è una scelta del passato o del futuro?

Professor Pizzetti: Va benissimo aver elaborato le regole privacy muovendo dall'idea – fondatissima - che sia anche un modo per tutelare un diritto fondamentale della persona. 

La protezione dei dati non è una legge del passato, ma una legge del futuro e lo scopo principale a cui dobbiamo mirare è la protezione dei dati per consentire l'economia digitale.

Siccome siamo entrati nell'epoca digitale, anche a conseguenza della pandemia - e non credo che torneremo indietro - e questo ha avuto effetti sulle modalità di lavoro, sulle modalità di relazione, sui rapporti economici, dobbiamo d’ora innanzi guardare alla protezione dei dati non solo come “protezione dei dati per tutelare i diritti delle persone”, ma anche “come protezione dei dati, che sono il sistema di relazione tra persone nell'ambito delle società che operano in modalità digitale", per rafforzare l’economia.

Quindi la materia diventa infinitamente più strategica, se vogliamo o meno, legata alla dignità della persona, ma strettamente legata alla possibilità stessa di vivere in società digitali. Quindi dobbiamo guardare alla protezione dei dati con molto più interesse e attenzione di prima, perché lo scopo, che è già presente nel GDPR, è che i membri di questa società - i cittadini - possano avere fiducia nell'economia digitale e nella società digitale. 
La protezione dei dati diventa un pilastro delle società nelle quali le relazioni si svolgono prevalentemente o in modo molto rilevante con modalità digitali. E da questo punto di vista, la protezione dati va letta, studiata e applicata come una tecnica di coesione sociale, non solo come una tecnica di tutela di un diritto fondamentale.


Il valore economico dei dati e uno spazio digitale europeo aperto al mondo

Andrea Chiozzi: Trovo sempre più difficoltà a trovare un equilibrio fra regole e tecnologia. Da una parte c’è la tecnologia, che ha una sua velocità, dall’altra ci sono regole transnazionali, spesso molto differenti fra loro. Alcuni Paesi hanno una posizione molto rigida e chiusa, per esempio su quali siano i diritti dell'interessato, mentre altri Paesi hanno un approccio completamente differente. Lei crede sia possibile trovare degli equilibri?

Professor Pizzetti: Penso che il panorama che ho disegnato sia inevitabile. Quindi non è neanche una questione se sia possibile o meno costruire questo equilibrio. Non si potrà rinunciare a costruirlo.
Il progetto di digitalizzazione portato avanti dalla Commissione von der Leyen è una tappa fondamentale per l'Unione Europea e per i Paesi che ne fanno parte, perché è figlia del Patto di Aquisgrana. Un patto siglato da Macron e dalla Merkel due mesi dopo che Macron aveva vinto le elezioni presidenziali francesi, allo scopo di riportare l'UE alla guida dell'economia digitale. Uno scopo molto ambizioso. 


La von der Leyen ha dichiarato più volte che abbiamo fondato l'Unione Europea per creare un mercato unico, quindi per moltiplicare le capacità concorrenziali dei nostri Stati, senza essere in concorrenza fra di noi e cercando di evitare le cause che hanno portato a due guerre mondiali nel secolo scorso. Ma, nello stesso tempo, implementando la capacità dell'UE di essere un competitore globale.


L'Unione Europea, a mio giudizio, sta lanciando una sfida a sé stessa e al mondo, rilevantissima, perché, se ho capito il senso di quello che si intende fare, si vuole creare uno spazio europeo a disposizione del mondo nel quale le relazioni digitali sono sicure. Quindi lo spazio europeo è concepito aperto al mondo
Lo scopo è dare garanzie di affidabilità e di fiducia agli operatori, che spingano gli operatori anche a scegliere di aprire delle sedi in Europa, a tutelarsi attraverso le regole europee, perché applicabili alle loro attività economiche.

Tutti si chiedono: come si fa a estendere le regole europee a livello mondiale?

A parte che l'Europa fa con grande attenzione quella che essa stessa chiama la "diplomazia dei dati", attraverso continui accordi per lo scambio dei dati tra sistemi paese, ma lo scopo è ancora più ambizioso: vogliamo costruire un grande mercato europeo, perché le nostre economie ne hanno le capacità e lo vogliamo anche mettere a disposizione del mondo.
O gli altri Paesi si adeguano, con le loro regolazioni interne, o noi comunque lo mettiamo a disposizione, perché basta aprire la propria sede in Europa, che si applicano queste regole. Anche nelle relazioni economiche dove il servizio è fornito da un sistema economico non europeo, gli operatori possono  avvantaggiarsi delle tutele assicurate dall'Europa.

Dietro al Recovery Found c'è questo. Primo, non è un'invenzione di adesso: era già nella proposta di bilancio approvata nella Commissione Junker, nell'ultimo periodo del suo mandato, ed è per questo che praticamente era già costruito. Secondo, non ha come scopo far fronte ali effetti della pandemia, ha come scopo lanciare le risorse necessarie per vincere questa enorme sfida. E dentro questa enorme sfida c’è l’Intelligenza Artificiale, c'è il Data Sharing: mettere a disposizione di tutti gli operatori pubblici, e anche ai privati, i dati prodotti nel mondo digitale, in modo da moltiplicare le capacità di utilizzazione di questi dati. 

Infine, su questo quadro va innestata la lettura della Corte di Giustizia, che è ritornata sul trasferimento dei dati all’estero

Dietro c'è questa idea: perché i dati prodotti dal nostro sistema economico devono essere trasferiti in altri sistemi economici, in competizione col nostro? Se li vogliono, aprano le sedi in Europa o adottino regole che ci garantiscano che il trattamento dei dati fatto da quelle economie dà le stesse affidabilità economiche. 

Questo era solo un assaggio!
Abbiamo dedicato un corso live con il Professor Pizzetti al tema dell’Intelligenza Artificiale e la Digital Economy. Lo trovi su Raise Academy, l'Accademia di Formazione Efficace di PrivacyLab che coinvolge consulenti e professionisti del GDPR, grazie al connubio tra tecnologia, presenza, competenza, contatto, condivisione e diffusione.

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Biografia dell'autore

Giurista e accademico italiano.
È stato presidente dell'Autorità Garante per la Privacy dal 18 aprile 2005 al giugno 2012.
È ordinario di Diritto costituzionale presso l'Università degli Studi di Torino dal 1980.

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