Diritto all’oblio, motori di ricerca e rimozioni legali online
18 agosto 2021Ultimo aggiornamento 11 novembre 2024Tempo di lettura stimato: 6'
Vediamo di capire come il più grande player che tratta dati personali a livello mondiale – nello specifico il motore di ricerca di Google – gestisce il diritto all’oblio, cioè il diritto alla cancellazione dei dati, che è passato sotto traccia, dal 2018 (quando è diventato direttamente applicabile il GDPR) a oggi. Come consulenti, ci siamo sempre preoccupati di tutta la parte di messa in compliance con l’idea che “Quando qualcuno ci chiede qualcosa, poi vedremo cosa fare...” Penso sia importante cominciare a confrontarci anche su questo e capire quali sono le procedure corrette per garantire il diritto all'oblio.
Ne ho parlato in un LIVE di Raise Academy, l’Accademia formazione efficace di PrivacyLab, con l’Avvocato Chiara Garofoli - Senior Legal Counsel nel team di International Litigation di Google LLC. – e l’Avvocato Francesca Bassa, Founding Partner StudioBassa e Partner BD Legal.
Qui trovi solo un estratto, l’intervista LIVE completa è sulla Raise!
Andrea Chiozzi: Parliamo di Google, di diritto all'oblio e di motore di ricerca. Ma prima dobbiamo capire cosa sono i motori di ricerca?
Avvocato Garofoli: Sono servizi della società dell’informazione e Google è solo uno dei servizi. È uno dei più conosciuti e diffusi nel mondo occidentale, ma ce ne sono anche altri, che spesso per noi italiani sono sconosciuti, ma che in altre parti del mondo hanno una fortissima presenza. Penso, per esempio, a Yandex in Russia e a Baidu in Cina. Cosa fanno? Non creano contenuti, ma sono strumenti che consentono l'accesso alle informazioni, che altrimenti rimarrebbero disperse nel mare magnum di Internet. Senza i motori di ricerca, trovare i contenuti, che vengono pubblicati costantemente, sarebbe molto complicato.
Funzionano in maniera automatica attraverso 3 fasi. Volendo molto semplificare, la prima fase è quella del cosiddetto crawling: dei software passano in rassegna da una pagina all'altra di Internet, fanno una sorta di scansione (una copia temporanea di quella pagina) e nella seconda fase vanno ad alimentare un gigantesco indice, a cui gli algoritmi attingono nel rispondere alle ricerche degli utenti. Quando un utente inserisce una parola chiave - inserisce una query di ricerca -, gli algoritmi, in modo altrettanto automatico, vanno a ricercare all'interno dell'indice le pagine web che appaiono più rilevanti rispetto alla ricerca fatta dall'utente.
Ma non esiste solo Google. Quindi, parlando di cancellazione, chiedere la rimozione a Google non vuol dire far sparire un contenuto dal web.
Andrea Chiozzi: È importante capire questa cosa: chiedere la rimozione a Google non vuol dire far sparire qualcosa da Internet. A questo punto, visto che ci sono altri player sul campo, c'è un’intenzione di rendere il diritto all'oblio trasversale fra i vari motori di ricerca?
Avvocato Garofoli: Non mi risulta. Chi vuole avvalersi del diritto all'oblio per una rimozione - che in realtà è una deindicizzazione, quindi la pagina viene rimossa dall’indice del motore di ricerca - deve farlo rivolgendosi ai distinti player. E ci tengo a precisare che il diritto all'oblio è un diritto riconosciuto all'interno dei paesi dell'Unione Europea e che non esiste in altre parti del mondo. Quindi non è detto che un cittadino europeo, che volesse invocare il diritto all'oblio per chiedere la rimozione di qualcosa indicizzato da Yandex, riuscirebbe a ottenerlo o comunque a ottenerlo alle condizioni che avrebbe in Europa. Lo dico perché anche in Russia è stata introdotta una normativa che ha replicato in qualche modo il diritto all'oblio.
Però ci sono moltissimi altri paesi del mondo che hanno espressamente disconosciuto l'esistenza di tale diritto, in particolare moltissimi paesi dell'area dell'America latina, dove anche Corti supreme e Corti costituzionali – la Corte Suprema del Brasile e la Corte Costituzionale della Colombia, per esempio - hanno chiaramente escluso che nei loro ordinamenti possa essere riconosciuto un diritto equiparabile al diritto all'oblio di matrice europea. Questo perché molte sono democrazie recenti, quindi è considerato valore fondamentale e prevalente il diritto di accesso alle informazioni e il diritto alla libertà di espressione. E non esistono spesso normative privacy paragonabili a quelle europee, da cui è sorto questo diritto.
Andrea Chiozzi: Non è detto che Google sia la fonte di tutti i mali. C'è un mondo che è molto grande - una Cina, una Russia, il Sud America - e non è semplice gestire queste cose. E stiamo parlando solamente di motori di ricerca, perché ci sono anche altre cose, per esempio i social. Qual è la differenza fra motore di ricerca e social, visto che sul motore di ricerca posso fare ricerche che portano ai social? Qual è la commistione?
Avvocato Bassa: Per capire la differenza tra social media e motore di ricerca, dobbiamo prendere il punto di riferimento normativo, che è il decreto legislativo 70/2003 e che non solo ci dà la definizione di provider - e quindi di fornitore di servizio – ma allo stesso tempo ci dà due definizioni importanti: quella rispetto al motore di ricerca, che è un cashing provider, e i social media tradizionali, che rientrano nella categoria dell'hosting provider.
La differenza sta nella memorizzazione temporanea delle informazioni da parte del cashing provider e che quindi ha un ruolo meramente neutrale. Il cashing provider filtra i contenuti, ma senza intervenire sul contenuto. Pertanto, da questo punto di vista, non può essere ritenuto responsabile dei contenuti prodotti dagli utenti e né soggetto a un controllo preventivo sulle informazioni che gli utenti immettono all'interno del mondo del web.
Per chiarirci: Facebook può essere inquadrato come un hosting provider e Google Search - perché il mondo Google è vastissimo – è un cashing provider.
Andrea Chiozzi: Che differenza c'è tra indicizzare informazioni all'interno del motore di ricerca, rimozione delle stesse e conservazione?
Avvocato Garofoli: Vorrei partire ricordando qual è la missione di Google. In quanto motore di ricerca la sua missione è quella di rendere accessibili le informazioni mondali. Quindi capiamo che rimuovere qualsiasi cosa, cioè rendere meno facile l'accesso alle informazioni, va contro a quella che è la missione dichiarata da sempre da Google.
Questo spiega il motivo per cui, storicamente, le policy di Google sono state sempre molto rigide sulla rimozione. Erano eccezioni le rimozioni dal motore di ricerca.
Dopodiché rimuovere dal motore di ricerca significa esclusivamente rimuovere un’informazione dalla lista dei risultati che vengono mostrati agli utenti, perché l’indicizzazione è qualcosa che procede automaticamente e costantemente, a meno che non siano gli stessi siti fonte e i relativi webmaster a dare comandi specifici per chiedere ai motori di ricerca di non indicizzare quelle pagine. Se i siti fonte - i webmaster - non adottano degli accorgimenti tecnici, l'indicizzazione avviene a prescindere e automaticamente. Questo non si può fermare. Quello che i motori di ricerca possono fare è non restituire determinate pagine che, però, nel frattempo sono già state scansite e di cui è stata fatta una copia temporanea, che poi è entrata a far parte dell'indice.
Quali sono i casi in cui Google accetta di rimuovere? Sono delle eccezioni. Ovviamente casi di manifesta illegalità, per esempio un contenuto pedo-pornografico. Quando c'è un provvedimento di un'autorità. Poi si rimuove per pirateria, quando i titolari di copyright segnalano delle pagine in palese violazione del diritto d'autore. Da qualche anno si rimuove per il diritto all'oblio, ma a condizioni più restrittive.
Vuoi sapere perché, in quali casi e a chi dobbiamo chiedere la rimozione di un contenuto facendo leva sul diritto all’oblio? Ti stai chiedendo se va chiesto solo al motore di ricerca o anche a chi ha pubblicato il contenuto? Come chiedere la rimozione?
Le risposte sono nel LIVE Diritto all’oblio e rimozioni legali online su Raise Academy.
Perché questo era solo un assaggio!
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